25 gennaio
di Geronimo Carreras ·
Arriva con un po' di ritardo l'almanacco di oggi.
La ricorrenza di oggi è legata al nome di San Paolo Apostolo, del quale si celebra la sua conversione.
Una ricorrenza assai importante, non tanto per un ipotetico onomastico, bensì per il significato che riveste nella Cristianità.
La "conversione" è un momento di cambiamento di rotta: il significato di "convergere" è infatti quello di andare in una direzione, ma nell'insieme di una riunione. In italiano, il verbo si può tradurre con il significato di "Riunirsi, muovendo da punti diversi, in un unico punto di arrivo": ecco che il punto di arrivo sia la fede cristiana, nella sua espressione evangelica di "verbo".
San Paolo, che nella storia del Cristianesimo rappresenta una pietra miliare con le sue Lettere, dapprima era un fariseo. Chiunque ricordi anche la benché minima nozione di catechismo spicciolo, avrà certamente in testa le parole di Gesù "Guai a voi, scribi e farisei...": dunque San Paolo, alla nascita Saulo, ebreo della tribù di Beniamino, era un nemico della fede cristiana! Nemico al punto di essere uno dei lapidatori di Stefano, o per l'esattezza un custode delle vesti dei lapidatori, per la sua giovane età.
Eccolo che, sulla via di Damasco, fu accecato da una fortissima luce e sbalzato da cavallo. A terra, stupito, udì una voce che gli disse: « Saulo, perché mi perseguiti? ».
Da lì un botta e risposta che le scritture narrano più o meno avvincente, portando Saulo nella direzione di Damasco, comunque accecato dalla fortissima luce.
Giunto a Damasco, rimane in digiuno e preghiera per tre giorni. Al terzo giorno il sacerdote Anania lo raggiunge, lo battezza e gli ridona la vista. Da quel momento, Saulo diventa il più fervido Apostolo del Cristianesimo.
Talmente forte fu la sua convinzione di fede, che arrivò a dire: « Chi mi separerà dalla carità del mio Gesù? forse la persecuzione? la fame? i sacrifici o la morte? Ah, no, né la vita, né la morte, né il presente, né il futuro saranno capaci di separarmi da quel Gesù per cui vivo, per cui lavoro e col quale sono crocifisso. Egli sarà la mia corona perché non sono io che vivo ma è Gesù che vive in me »
Oggi voglio scomodare la musica classica, tornando assai indietro nel tempo, e più precisamente nel 1800.
Vado a disturbare il grandissimo Felix Mendelssohn, che nel 1842 compose una melodia per il “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare.
Si narra che la prima esecuzione di questo brano avvenne il 2 giugno del 1847, durante il matrimonio, celebrato nella chiesa di San Pietro a Tiverton, degli sposi Dorothy Carew e Tom Daniel, ma la popolarità gli fu regalata dalla scelta della principessa reale Vittoria per il suo matrimonio con Guglielmo di Prussia, il 25 gennaio 1858.
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