“Non vuole vista”!
Invece fu proprio così… Sparecchiavo, lui mi è venuto da dietro, mi ha messo la gonna in capo, ed ha fatto i su’ comodi!
Mela, la figlia del Mascetti
Amici Miei atto II
…e pertanto, poiché la vittima è brutta, lo stupro non è credibile!
Peccato che quest’ultima considerazione non provenga dal medesimo film di Mario Monicelli, ma sia l’incredibile epilogo di una sentenza che ha del ridicolo sotto molteplici aspetti. Per fortuna la Cassazione ha annullato tale sentenza della Corte d’Appello!
Facciamo un passo indietro.
Il quotidiano La Repubblica pubblica (ed aggiorna) la notizia “ “Sembra un maschio, non è stupro”. La sentenza shock delle tre giudici ” ( https://www.repubblica.it/cronaca/2019/03/10/news/sentenza_shock_stupro_sembra_un_maschio-221145195/ ). Ho letto e riletto questo titolo una decina di volte, per capire se fossi stato condizionato dalla stupidaggine della notizia, oppure no. Perché ho letto “…delle tre giudici”! Quindi tre donne poste a giudicare uno stupro ai danni di un’altra donna… e la motivazione dell’assoluzione sarebbe la poca avvenenza della vittima?
E, di grazia, quali sarebbero i parametri di tali giudicesse per una valutazione positiva della bellezza di una donna?
Fra l’altro la stupidità è reiterata ad abundantiam con la successiva affermazione “Come la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare”: dunque le tre giudicesse (io lo scrivo in italiano, poi se volete chiamarle giudici fate pure) hanno valutato “la bruttezza” della donna come attenuante generica? Continuo a chiedermi se loro, le emerite giudicesse, hanno invece la faccia di pubblicare la loro fotografia…
Il fatto narrato
Una ragazza ventiduenne di origini peruviane, si presenta in ospedale con la madre dicendo di essere stata violentata sessualmente alcuni giorni prima da parte di un conoscente coetaneo, mentre un amico di lui faceva da palo. I ragazzi sono compagni di scuola, e dopo le lezioni avevano deciso di bere una birra. La birra non è rimasta una, la ragazza ed uno dei ragazzi si appartano e hanno rapporti sessuali.
Per i ragazzi tali rapporti erano consensuali, per la ragazza solo all’inizio, poi non lo erano più, sia per il troppo alcool, sia per un “no” esplicito. Anche i medici riscontrano lesioni, compatibili con una violenza sessuale, ed un’elevata quantità di benzodiazepine nel sangue che la ragazza non ricorda di aver mai assunto.
Nella prima sentenza si condanna il ragazzo a cinque anni ed il palo a tre. Nel ricorso in Corte d’Appello, invece, vengono assolti perché “non si ritiene credibile la ricostruzione della parte offesa”. Potrebbe essere una degna motivazione, se non fosse poi colorita queste successive motivazioni.
“non è possibile escludere che sia stata proprio XY a organizzare la nottata “goliardica”, trovando una scusa con la madre, bevendo al pari degli altri per poi iniziare a provocare l’imputato Melendez (al quale la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo di “Nina Vikingo“, con allusione a una personalità tutt’altro che femminile, quanto piuttosto mascolina, che la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare”
Il nuovo processo d’appello si svolgerà a Perugia. Speriamo che non ci siano strafighe!