24 dicembre

Alla vigilia del Santo Natale, oggi risultano ben tre nomi titolari della casella del calendario: Sant'Adele di Pfalzel, Sant'Irmina di Treviri e San Delfino di Bordeaux.

Santa Irmina (da cui il frequente nome di Irma) e Santa Adele (o anche Adula) hanno molte cose in comune: entrambe sono nate alla fioritura del cristianesimo nel cuore della Germania durante la missione di due grandi apostoli, Villibrordo e Bonifacio, che rispettivamente ne assecondarono l'opera col sostegno materiale e spirituale; tutt'e due furono fondatrici di monasteri, dei quali sono state badesse; entrambe vengono festeggiate il 24 dicembre. Con queste premesse era inevitabile che qualche biografo trovasse altri punti in comune, inventando una parentela naturale poco probabile.

Secondo Teofredo, abate di Echternach, che scrive di Santa Irmina nel 1104, le due sante sarebbero non solo sorelle, ma il loro padre sarebbe addirittura San Dagoberto, re di Austrasia. Sono notizie inaccettabili, poiché il documento dal quale il biografo ha attinto (la “carta di Dagoberto” del 646) è risultato un falso. Vi sono comunque documenti autentici dai quali si può ricavare il profilo biografico di Irma.

Pare che la santa fosse fidanzata al conte Ermanno. Questi morì prima delle nozze e Irma volle consacrarsi a Dio, entrando in un monastero di osservanza benedettina. Più tardi ella stessa fondò a Ocren, presso Treviri, un grande monastero, di cui fu eletta badessa. Si racconta che in quel periodo una grave pestilenza si era abbattuta su Treviri e che il flagello sparì soltanto con l'arrivo in città di San Villibrordo. Ammirata e commossa, Irma per riconoscenza fece dono al santo missionario della parte toccatale in eredità della villa di Echternach con l'annessa chiesa e il monastero.

La morte di Santa Irma o Irmina avvenne presumibilmente nel 708, circa vent'anni prima della morte di Santa Adele di Pfalzel, legata al nome di un altro grande apostolo della Germania, l'inglese San Bonifacio che predicò il vangelo in Frisia, nella prima metà del secolo VIII. Durante uno dei suoi frequenti viaggi dalla Frisia alla Renania l'instancabile missionario fu ospite del monastero di Pfalzel, presso Treviri, di cui era badessa Adele.

La tradizione vuole che questa santa, rimasta vedova, entrasse nel monastero da lei stessa fondato, portandosi dietro il nipotino Gregorio. Durante la sosta nel monastero Bonifacio parlò così bene delle verità evangeliche che il ragazzo, ammirato, volle seguirlo. Divenne uno dei più zelanti discepoli del grande missionario. È uno sprazzo di luce sulla nebulosa storia di questa santa il cui ricordo si confonde con quello più vivido di S. Irmina, accomunate più dalla santità che non dalla parentela.

San Delfino è il primo vescovo di Bordeaux attestato con sicurezza. Sotto il suo episcopato, che si situa negli ultimi venti anni del IV secolo, la cristianizzazione della diocesi sembrava aver superato una fase decisiva, se si dà credito alle testimonianze archeologiche.

Il testimone più eloquente del suo apostolato resta Paolino, il futuro vescovo di Noia, che egli battezzò poco prima del 489 e che lo considerò sempre il suo padre spirituale, al punto di intrattenere con lui una corrispondenza regolare parzialmente conservata (purtroppo le lettere di Delfino sono andate perdute). Acquistò un prestigio largamente superiore ai confini aquitani per il suo ruolo nelle controversie religiose del tempo: partecipò infatti al concilio di Saragozza che nel 380 condannò le dottrine di Priscilliano e dei suoi discepoli. Poiché l'eresia aveva trovato molti sostenitori a Bordeaux e nella regione, egli stesso presiedette nel 384 un concilio nella sua città che depose uno dei principali capi del movimento, il vescovo Istanzo (Priscilliano avrebbe subito un'identica sorte se non avesse preferito appellarsi all'imperatore Massimo, decisione che gli sarebbe stata fatale).

Gli altri santi ricordati oggi sono San Giacobbe, San Metrobio venerato a Malesco, Santa Rachele e Santa Tarsilia (o Tarsilla).

Gli eventi musicali che ricordo in questo spazio, oggi trovano la giusta coniugazione con l'aura natalizia del periodo.

Così torniamo indietro di oltre duecento anni, esattamente nel 1818: in un piccolo borgo dell'Austria, due voci soliste accompagnate da una sola chitarra eseguono per la prima volta il canto di Natale più famoso in assoluto: Stille Nacht, diventato più noto qualche anno più tardi con il titolo inglese di Silent Night.

Il testo è datato due anni prima, per mano del reverendo Joseph Mohr, che poi diede il testo all'organista Franz Xaver Gruber per farlo musicare. Fu dunque presentato per la prima volta in pubblico in occasione della Santa Messa di Natale nella chiesa di San Nicola di Oberndorf. Suggestiva esecuzione, anche per il fatto che a cantarla furono gli stessi Mohr e Gruber, accompagnati da una chitarra poiché, così narra la tradizione, l'organo della chiesa fu reso inservibile dai topi.

Finito nel dimenticatoio e cantato di tanto in tanto da qualche venditore ambulante, il brano acquisì grande popolarità oltre i confini dell'Austria, dopo aver conquistato la corte dell'imperatore Francesco I nel 1822. Trentasette anni più tardi un vescovo americano, John Freeman Young, ne trasse una versione in inglese col titolo di Silent Night, destinata a diventare la più eseguita nel mondo.

In Italia fu resa nota da una versione italiana dal titolo Astro del ciel: certamente non un'esatta traduzione del testo tedesco, fu pubblicata nel 1937 dal prete bergamasco Angelo Meli.

Nel 1993 ad Oberndorf, accanto alla chiesa di San Nicola, venne creato lo Stille Nacht Museum che conserva, tra gli altri, la chitarra del reverendo Mohr, utilizzata per la prima esecuzione del 1818.

Ve la ripropongo qui in una dolcissima edizione di Sinead O'Connor.

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